Anatomia di un sentimento
Drammaturgia e regia Franco Brambilla
Musiche Alfredo Lacosegliaz
Con Laura Cadelo e Tony Contartese
Produzione La Corte Ospitale
Anatomia di un sentimento è uno spettacolo di teatro-danza, ove i luoghi comuni dell’amore prendono rilievo attraverso diverse forme espressive, nelle installazioni visive, nelle evocazioni di paesaggi sonori, nella gestualità iconica dei movimenti, fondata sulle immagini, su ritmi imposti dalle passioni, su fugaci visioni, che ci portano verso l’identificazione di una possibile storia. La partitura verbale creata da Nanni Balestrini e Franco Brambilla si intreccia a quella sonora delle splendide musiche di Alfredo Lacosegliaz, si compone con l’interpretazione degli spazi scenici affidata alla gestualità degli interpreti, si nutre di citazioni, riferimenti, allusioni più o meno esplicite che si allargano dal tessuto letterario a quello musicale a quello delle arti visive: Proust, Lautreamont, Mallarmé, Rilke, Goethe… ma anche famose arie d’opera, Lucean le stelle, e ancora Hopper, Rembrandt, Rauschenberg…, segni che accompagnano le parole, i gesti, i suoni, quasi a sottolineare che le diverse situazioni suggerite in scena non sono mai altro che un pretesto cui lo spettatore possa riferirsi per ricostruire il proprio percorso emozionale.
La successione temporale delle diverse suggestioni offerte dalle scelte di regia e delle immagini collettive che costituiscono la trama dello spettacolo, si fonda sul principio della casualità secondo i canoni di un calendario perpetuo, di una sorta di enciclopedia della cultura affettiva, di una “anatomia del sentimento”, appunto, capace di evitare i riferimenti didascalici o narrativi, per poter cogliere le forme dell’amore nella loro forza drammatica, per far sì che la parola sia restituita dal movimento, dal gesto, dal ritmo del linguaggio scenico. Le sequenze si articolano allora secondo le leggi della casualità, con un riferimento, non solo simbolico al gioco dell’oca e alla sorte determinata dal tiro dei dadi , in un uno spazio fisico e mentale ove anche lo spettatore deve giocare il proprio ruolo, non passivo fruitore di una storia, ma interprete di un’opera aperta. Tant’è che lo spettacolo può rivelarsi ogni sera diverso, a seconda della casella estratta nell’icona iniziale della ruota della fortuna e dalle successive alternative offerte dal gioco dei dadi.