Orfeo canta!
Da I Sonetti ad Orfeo di R.M.Rilke
Ideazione e regia Franco Brambilla
Con
Orfeo Saverio Bari
Euridice Barbara Nicoli
Euridice – danza e coreografia Lara Guidetti
E con
Pianoforte Angelo Colletti
Violino Andrea Rufilli
Flauto traverso Gloria Uggeri
Quartetto Marsia – Flauti dolci Claudio Meroni, Isaia Franceschini, Angela Carta, Luisa Meroni.
Ensemble da camera Glass armonico Direttore Anita Dordoni
Soprani – Laura Canesi, Eleonora Del Bono, Federica Valente. Contralti – Anna Lancia, Marcella Linguanti, Giovanna Pieraccini. Tenori – Claudio Castegnaro, Giovanni Oggioni, Norbert Rosenbichler, Dario Turri. Bassi – Marco Castoldi, Massimo Martinoli.
Coro Orfeo Direttore Anita Dordoni
Bassi- Dario Battaglia, Marco Castoldi, Alberto Rigo, Alessandro Sabato, Guido Sprocati.
Tenori- Doriano Alziati, Salvatore Buono, Claudio Castegnaro, Daniele Maglie, Giovanni Oggioni, Cristian Pellegrini, Luca Saulle, Dario Turri, Zhigia Zhang.
Contralti- Laura Archelli, Pia De Bartolo, Anna Lancia, Anna Leoni, Marcella Linguanti, Giovanna Pieraccini, Viviana Zordan, Anna Venegoni.
Soprani- Simona Bentivenga, Laura Canesi, Carlotta Casati, Benedetta Del Carmine, Eleonora Del Bono, Michela De Giuli, Susanna De Negri, Pinuccia Fallica, Lorena Guazzoni, Chiara Madia, Stefania Mercanti, Roberta Piloni, Mariagrazia Prestini, Federica Valente, Daniela Marti.
Assistente alla regia Vlad Scolari
Organizzazione e progetto grafico Carla De Bernardi
Ufficio stampa Emma Treves
Foto “© stefano torrione 2014″
Roberto Coaloa Roberto De Pas E tutti noi ringraziamo, proprio con l’anima, cui tutto si è rivolto nel vostro spettacolo e scenario e musica e canto e danza, di questa splendida occasione che ci avete dato, voi tutti, Regista, attori musicisti danzatori. E tutto risuona ancora dentro quel Mare. Luigi Salvioli Roberto Coaloa Gian Paolo Serino Antonio Mancinelli
Presentazione
Ideato e diretto da Franco Brambilla, realizzato grazie alla collaborazione del Museo del 900 di Milano, e delle associazioni Amici del Monumentale e Statale9teatro, Orfeo canta! è un viaggio nella cultura del Novecento tra arti visive, poesia, musica e danza.
Il lavoro itinerante si snoda lungo i viali, i piazzali e le gallerie del cimitero Monnumentale. A guidare il pubblico sono Orfeo, “Il Dio del canto”, e una figura femminile, Euridice, che si sdoppia di continuo: ora è danza ora è parola poetica. La coreografa e danzatrice Lara Guidetti attinge alle evocazioni che emergono dal luogo e dai monumenti del museo a cielo aperto, e dalla poesia di Rilke: “…Danzate l’arancia e sprigionate i più caldi paesaggi”. La danza crea lo scarto tra l’aroma del frutto e le immagini che da esso scaturiscono, in un gioco di doppi e di evocazioni che puntualizzano le dualità vita – morte, luce – oscurità, perdita – ritrovamento.
Il lavoro degli attori Saverio Bari e Barbara Nicoli è ‘senza rete’, pressoché a contatto diretto con il pubblico, senza nessuna ‘finzione teatrale’. Prima ancora che attori sono corpi nello spazio condiviso, movimenti, gesti, voci, suoni, divenendo quasi opere, come le sculture che abitano lo spazio del Cimitero.
Il mito di Orfeo da sempre è il mito stesso della poesia e della musica. Con il canto Orfeo persuade tutti ad assecondare il suo desiderio, apre le porte degli inferi, muove alberi, rende docili belve feroci, induce tutti ad ascoltarlo e ad abbandonarsi al suono. La musica è il filo conduttore di tutto il lavoro, che sottolinea i momenti salienti del mito, creando un vero e proprio percorso nella musica del Novecento: da Bruno Bettinelli a Claude Debussy, da Hans-Martin Linde ad Arvo Pärt e Eric Whitacre, scelte dettate dalla volontà di usare il suono della voce umana e in particolare del Coro dell’Ensemble da camera Glass Armonico, diretto da Anita Dordoni. La musica strumentale, rigorosamente acustica, ripropone sonorità calde e vibranti, eseguite da Angelo Colletti, Andrea Ruffili, Gloria Uggeri, Martina Allievi, Eleonora Biscevic, Isaia Franceschini e Claudio Meroni.
Lo spettacolo è il risultato del lavoro di ricerca che Franco Brambilla elabora da anni, insieme alla sua compagnia, per spazi non teatrali, museali ed espositivi – da La Triennale alla fondazione Mudima di Milano e il Museo del 900 dove nello scorso maggio si è tenuto il primo “studio” di Orfeo.
La Musica trae a sé li spiriti umani, che quasi sono principalmente vapori del cuore, sì che quasi cessano da ogni operazione: sì e l’anima intera, quando l’ode, e la virtù di tutti quasi corre allo spirito sensibile che riceve lo suono.”
Dante Alighieri, Convivio.
Il mito di Orfeo da sempre è il mito stesso della poesia, esso ci parla di quella zona di frontiera tra la vita e la morte, tra luce e oscurità, perdita e ritrovamento, ma soprattutto ci parla del canto e della musica. Orfeo canta, e con il suo canto, convince tutti ad assecondare il suo desiderio, apre brecce nei monti, muove alberi, rende docili belve feroci inducendole ad abbandonarsi all’ascolto della sua musica.
È il dio del canto che canta questo nostro mondo: canta il mutare delle cose, l’inavvicinabilità della conoscenza, il destino degli uomini. Orfeo riunisce in sé il doppio regno: del visibile e dell’invisibile, ed è per questo che egli può sedurre col suo canto i vivi e i morti; può frequentare imperturbabilmente questi e quelli, tutti lo ascoltano e ne traggono felicità. È un profeta che interpreta i sentimenti di tutti gli uomini, è un poeta, un narratore di miti, il suo pensiero non può essere colto perché è il racconto stesso. “Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il poeta si fa veggente attraverso un lungo, immenso, ragionato disordine di tutti i sensi.” (Arthur Rimbaud, Lettere del Veggente).
Il filo conduttore dello spettacolo è il mito di Orfeo che Rilke scolpisce nei “Sonetti a Orfeo”. I suoi versi sono visioni profonde e irraggiungibili, che ci spiazzano e ci fanno restare senza fiato sulla soglia del non conoscibile. È il poema dell’impossibilità della conoscenza umana di fronte alla consapevolezza di non poter raggiungere il vero e l’immortale. È il poema dell’uomo consapevole di essere destinato alla morte, ma che nondimeno vive. I Sonetti sono un omaggio a una giovane danzatrice morta prematuramente, essi narrano fedelmente il mito, scandendo la successione degli eventi, e svelando le trame a tutta prima incomprensibili delle cose, proponendoci un’immagine visibile dell’invisibile, e presentandoci il mondo nella sua vera essenza.
La drammaturgia, che Franco Brambilla ha elaborato espressamente per l’occasione, oltre a inglobare i versi del poeta, contempla un prologo, il canto di Euridice e un epilogo, che facilitano la comprensione dello spettacolo, mentre alcuni frammenti dei Quaderni di Malte, dello stesso Rilke, si incroceranno creando una fitta rete di rimandi al mito, restituendo quello sdoppiamento tra lo sguardo dell’uomo e quello del dio che canta.
Lo spettacolo è un percorso guidato da una figura che si sdoppia di continuo: ora è il poeta che canta il nostro mondo, ora è Orfeo che narra l’avventura che egli stesso sta vivendo. Il pubblico è guidato nell’Ade dalle parole, dalla musica, dalle immagini, dalla danza e dal canto di Euridice. È un viaggio nel mondo orfico attraverso il corpo, il movimento, il gesto, la voce umana, il suono e tutta l’arte, che ha il potere di trasfigurare l’effimero nel duraturo, il conosciuto nel misterioso. Un viaggio nel regno della metamorfosi, dove le forme perdono la loro connotazione consueta per trasmutarsi l’una nell’altra, mediante processi associativi.
Ma attenzione, l’opera creata dall’artista è forma effimera essa stessa, svanisce subito dopo aver creato un istante di bellezza: la musica dopo essere stata suonata giunge al silenzio, il gesto dopo essere vibrato giunge all’immobilità, l’immagine dopo aver affascinato svanisce.
Orfeo canta! è una totalità di immagini, di suoni, di voci, di segni, di citazioni, di rimandi, che contempla in un solo istante la vita e la morte senza contrasti, né cesure, né contrapposizioni, senza limitazione:
“…Ma i vivi fanno tutti/ l’errore di troppo distinguere. / Gli angeli (si dice) spesso non sanno/ se vanno tra vivi o tra morti.” (Rainer Maria Rilke, I Elegia duinese).
“Marianna Raota
Grazie per lo spettacolo di ieri.. Molto emozionante!
Cari Amici di Milano, oggi è l’ultimo giorno di «Orfeo, canta!». Spettacolo indimenticabile, ispirato ai “Sonetti a Orfeo” di Rainer Maria Rilke…
L’ideazione e la regia, raffinate e intelligenti, sono di Franco Brambilla.
Lo spirito di Rilke soffia attraverso i sepolcri del Monumentale, accanto alla tomba di Alessandro Manzoni. Passeggiando per il cimitero, gli attori recitano, mentre alcuni musicisti interpretano le musiche di Claude Debussy, Angelo Coletti e Bruno Bettinelli. Il pubblico segue gli attori, “scivolando” accanto alle tombe di Leo Valiani, Giancarlo Vigorelli e centinaia di caduti della Grande Guerra. Uno spettacolo indimenticabile, con la partecipazione di un coro di cinquanta elementi, musicisti, attori, tra i quali “Orfeo” ( Saverio Bari), l’intensa “Euridice” Barbara Nicoli) e la coreografia di Lara Guidetti, che danza la sua Euridice con la leggerezza di una farfalla e la forza del dolore della propria morte. «Orfeo, canta!», inizia alle 14.30 all’ingresso principale del Cimitero Monumentale. Domenica 26 ottobre
Visioni fascinose di una Milano segreta, apparizioni che ricordano un romanzo di Tarchetti o di Praga, con i suoi fantasmi, volti e sogni. È un evento da non perdere «Orfeo, canta!»: uno spettacolo itinerante di teatro, danza, musica e poesia attraverso il Cimitero Monumentale. Ispirato dai “Sonetti a Orfeo” di Rainer Maria Rilke. L’ideazione e la regia sono del geniale Franco Brambilla, appassionato da sempre del poeta e drammaturgo austriaco di origine boema. Rilke, nato a Praga, il 4 dicembre 1875 e morto a Montreux, il 29 dicembre 1926, è una delle figure più belle del tramonto della Duplice Monarchia degli Asburgo. Uno spirito irrequieto, viaggiatore instancabile di tutta l’Europa, all’epoca di Lev Tolstòj e Lou von Salomé, con la quale ebbe un appassionante corrispondenza epistolare. Ora lo spirito di Rilke soffia attraverso i sepolcri del Monumentale. Si resta senza fiato a osservare, accanto alla tomba di Alessandro Manzoni, l’appassionata recita degli attori, ascoltando dal vivo le musiche di Claude Debussy, Angelo Coletti, Bruno Bettinelli. Il pubblico segue gli attori nel cimitero, “scivolando” accanto alle tombe di Leo Valiani, Giancarlo Vigorelli e centinaia di caduti della Grande Guerra. Uno spettacolo indimenticabile, con la partecipazione di un coro di cinquanta elementi, musicisti, attori, tra i quali il brillante “Orfeo”, interpretato con piglio romantico dal magnifico attore Saverio Bari, l’intensa “Euridice” di Barbara Nicoli e la danza e la coreografia di Lara Guidetti.
«Orfeo, canta!», inizia alle 14.30 all’ingresso principale del Cimitero Monumentale. Si svolge nei fine settimana, sabato e domenica 18-19 ottobre, sabato e domenica 25-26 ottobre (Info: www.amicidelmonumentale.org). Per partecipare occorre presentarsi poco prima dello spettacolo. Una parte delle donazioni ricevute per l’evento andrà a sostegno del Centro Pediatrico di Emergency a Bangui in Repubblica Centrafricana.
Grazie a Barbara Nicoli, Lara Guidetti, Giuliana Ducrey e a Saverio Bari per avermi fatto conoscere questo bellissimo momento di teatro, poesia e sogno danzante…(Roberto Coaloa)
saluta franco w fai i complimenti poi a milano ciincontreremo e parleemo del suo bellissimo spettaclo
Visioni fascinose di una Milano segreta, apparizioni che ricordano un romanzo di Tarchetti o di Praga, con i suoi fantasmi, volti e sogni. È un evento da non perdere «Orfeo, canta!»: uno spettacolo itinerante di teatro, danza, musica e poesia attraverso il Cimitero Monumentale. Ispirato dai “Sonetti a Orfeo” di Rainer Maria Rilke. L’ideazione e la regia sono del geniale Franco Brambilla, appassionato da sempre del poeta e drammaturgo austriaco di origine boema. Rilke, nato a Praga, il 4 dicembre 1875 e morto a Montreux, il 29 dicembre 1926, è una delle figure più belle del tramonto della Duplice Monarchia degli Asburgo. Uno spirito irrequieto, viaggiatore instancabile di tutta l’Europa, all’epoca di Lev Tolstòj e Lou von Salomé, con la quale ebbe un appassionante corrispondenza epistolare. Ora lo spirito di Rilke soffia attraverso i sepolcri del Monumentale. Si resta senza fiato a osservare, accanto alla tomba di Alessandro Manzoni, l’appassionata recita degli attori, ascoltando dal vivo le musiche di Claude Debussy, Angelo Coletti, Bruno Bettinelli. Il pubblico segue gli attori nel cimitero, “scivolando” accanto alle tombe di Leo Valiani, Giancarlo Vigorelli e centinaia di caduti della Grande Guerra. Uno spettacolo indimenticabile, con la partecipazione di un coro di cinquanta elementi, musicisti, attori, tra i quali il brillante “Orfeo”, interpretato con piglio romantico dal magnifico attore Saverio Bari, l’intensa “Euridice” di Barbara Nicoli e la danza e la coreografia di Lara Guidetti.
«Orfeo, canta!», inizia alle 14.30 all’ingresso principale del Cimitero Monumentale. Si svolge nei fine settimana, sabato e domenica 18-19 ottobre, sabato e domenica 25-26 ottobre (Info:www.amicidelmonumentale.org). Per partecipare occorre presentarsi poco prima dello spettacolo. Una parte delle donazioni ricevute per l’evento andrà a sostegno del Centro Pediatrico di Emergency a Bangui in Repubblica Centrafricana.
«È nella trasgressione la sua unica obbedienza» (Rainer Maria Rilke, “Sonetti a Orfeo”). Non solo per chi è a Milano: non perdete quest’esperienza unica di musica arte e recitazione. Il fatto che sia al Cimitero Monumentale è anche una metafora che trovo molto potente: Prima di celebrare i funerali alla cultura andiamo al Cimitero il 18, il 19, il 25 e il 26 Ottobre dalle 14. E’ lo spettacolo tra i più suggestivi che possiate immaginare. Una Spoon River per essere vivi.
«È nella trasgressione la sua unica obbedienza» (“Sonetti a Orfeo”, Rainer Maria Rilke). Amici milanesi, non perdete quest’esperienza meravigliosa di musica/canto/arte/recitazione. E tutto ai massimi livelli. Un po’ di cultura anche a Milano (il fatto che sia al Monumentale è un segno? Ma no!). Prima di celebrarle i funerali -alla cultura – andate lì il 18, il 19, il 25 e il 26. Il più bello spettacolo visto finora in città.
“E mentre anche noi sentiamo il coraggio di affrontare universali paure, siamo assaliti dalla potenza d’amore. In un attimo Euridice è soffiata via e ci rendiamo conto così di quanto potente possa essere una manifestazione totale delle arti in questo spazio museale.”
Giulia Restifo
“Orfeo canta, suona, parla, guarda… una vera esperienza. Mi sono sentito fortunato: camminare in mezzo a corridoi a me sconosciuti, in mezzo alla bellezza, insieme ad altri. E chiedermi a ogni passo: “E ora che cosa succederà?”
Rafael Y. Herman
“È con questa sensazione quasi traboccante di pienezza, di un appagamento che non si sazia e che chiederebbe di ricominciare tutto da capo per catturare e conservare meglio emozioni nuove che ci appartenevano senza che lo sapessimo, che ci ritroviamo sotto il segno scagliato da Fontana contro i limiti del finito. E qui, sentiamo che così doveva essere.”
Ilsa Pedersini
“Una cosa nuova che non avevo mai provato prima:
la visita di un museo e uno spettacolo di teatro, musica e danza, tutto insieme. Qualcosa di plurisensoriale, bello e stimolante, a tratti commovente.”
Fabrizio Granata
“Bellissimo spettacolo, bellissima l’inusuale visita al museo. Mai visto così bene!”
Maria Teresa Ceola
“Spettacolo meraviglioso. Ho goduto un sacco per un tempo infinito.”
Riccardo Perelli Cippo
“Emozionante per la ricchezza delle sensazioni che le varie arti stimolavano: voci, musica di strumenti, danza, parole recitate, pittura e scultura… Non mi era mai capitato!”
Ketty Galliani
“Travolgente ed emozionante. Scelte registiche e stilistiche raffinate hanno dato vita a un progetto partecipato in un luogo che ha assunto una nuova dimensione.”
Elisabetta Presotto
“E’ stato per me un caso straordinario trovarsi fra le labbra quelle parole così piene di tutto, così illuminanti. È una gioia che non si può dire.”
Saverio Bari
“Mi sono sentito in qualche modo artigiano, co-autore di un evento rivitalizzante ideato in uno spazio cittadino significativo, già di per sé suggestivo. Resta il desiderio, penso comune agli altri coristi, di essere partecipe del cammino.”
Claudio Castegnaro
“Spettacolo immersivo, trasportatore, carico, elegante. Un’opera che racchiude in se attori, scena e pubblico. La caratteristica che trovo più interessante è l’annullamento del palco sommato all’unicità del punto di visione: ogni spettatore ha visto uno spettacolo diverso, da un punto di vista diverso.”
Luca Andrea Marazzini
“Incanto, in canto, incantamento e bellezza in canto e parola e luce e ombra. Abbiamo partecipato al sogno ed è stato bello sognare insieme.”
Maddalena Novati
“Orfeo se ne andò cantando o recitando, danzando fra le sale del Museo. Il coro dagli Inferi lentamente saliva la scala a spirale, raggiungendo insieme agli spettatori la Sala Fontana invasa dai più esilaranti cieli al tramonto sopra la piazza del Museo. Orfeo e Euridice volarono – fidanzati di Chagall – nel cielo milanese. E noi, travolti dalle emozioni, a ripetere: “Grazie.”
Evelina Schatz
“Una metafora della vita, la suggestione di far parte di un progetto complesso e intrigante di cui riesci a cogliere solo un tassello. Senso di grande soddisfazione per aver cantato in un luogo sacro e meraviglioso della cultura del ’900, il mio secolo.”
Grazie Giovanna Pieraccini
“Un’esperienza che mi farà piacere ricordare.”
Claudio Meroni
“Letteratura, danza, musica, recitazione, scultura e pittura si fondono in un viaggio emozionante nell’arte condotto dall’artista per eccellenza: Orfeo. Per tutto questo ho lasciato volentieri le cure dell’avvocatura (ad altri).”
Giovanni D’Ammassa (avvocato e musicista)
“In-can-te-vo-le! Al punto che sarei felice di averlo in repertorio al Museo del Novecento.”
Ignazio Amuro
“Spirale coreutica nella quale ho camminato in processione fra il tragico antico e il non meno tragico presente, fino ad arrivare in alto, in un brillio raro di luce milanese e di bellezza che mi ha avvolto fra il biancore del Duomo e l’intensità catartica dell’ultimo coro.”
Ada Servida
“Bellissimo, coinvolgente, struggente. Lo spirito e la materia, il divino e l’umano, l’unità e la molteplicità si manifestano in Orfeo, canta! a conferma della dualità fondamentale dell’esistenza. Lo spettatore è al tempo stesso testimone esterno e parte integrante, mai lasciato a se stesso, trascinato e incalzato dal canto e dalla danza, dalla musica e dalla poesia, e dall’arte che fa da cornice nel viaggio orfico di morte e ritorno alla vita.”
Simona Milanese
“Un tuffo del corpo nella poesia che si manifesta in parole, suono e spazio. Un respiro collettivo fra l’arte che abita lo spazio, la musica eseguita dal vivo e le parole di Rilke in totale condivisione con gli spettatori, che sono diventati dello spazio e del viaggio stesso.
Un bellissimo regalo.”
Lara Guidetti
“È stata una cosa meravigliosa, un viaggio. La possibilità di essere a contatto così ravvicinato con attori, poeti cantori musici e non essere imbalsamati nelle sedie di un teatro è splendido.”
Patrizia Stipcovich
“Bello, particolare, originale.”
Eleonora Biscevic
“Inaspettato è la parola cardine dello spettacolo. Tutto inizia da un flauto, una dolce melodia che fa subito immergere nel cuore della scena, poi gli attori e infine il coro. Tutto è incorniciato dallo spettacolare museo del ‘900, che fa sia da padrone della scena sia da gentile ospite degli attori.”
Elena Giandomenico
“Orfeo, canta! è un’esperienza irripetibile. Arte e meta-teatro si fondono, dando vita a un momento sospeso nel tempo e nello spazio.”
Elena Amici
“Ho scoperto un modo appassionante di svolgere il mio lavoro, affascinandomi gli occhi e il cuore.”
Stefano Pesce
“Impresa faraonica.”
Stefania Casiraghi
”È stata una esperienza molto bella, sia per il museo sia per il pubblico.”
Marina Pugliese
“Mi sono inoltrata senza nessuna aspettativa e con molta incoscienza in questi luoghi infernali. E sono diventata, per le successive due ore, a volte Orfeo, a volte Euridice. Come loro, incantata dalla passione, sofferente oppure piena di meraviglia. E, intorno, solo opere d’arte. Mah. Quasi un’esperienza mistica, così come intendevano il teatro i Greci.”
Elisa Massoni
“L’ esperienza di Orfeo mi ha lasciato un profondo senso di armonia, una sintonia con tutte le persone con cui ho collaborato, tutte animate da un profondo rispetto reciproco, da un grande impegno e da una tensione a trovare un senso comune in tutte le diverse discipline che hanno innervato l’opera. L’immagine più adatta è quella di un contrappunto dove ogni voce esprime al meglio se stessa e contribuisce a creare un tessuto più ampio il cui ascolto genera un senso nuovo.” Angelo Coletti
“Il Coro che inizia a cantare all’inizio del cammino avviluppato alla salita a spirale e che chiude il concerto al quasi tramonto con sfondo rosato delle pareti del Duomo in una tersissima domenica di maggio è di grande bellezza.
Nel mezzo mi perdo per le sale tra un Donghi e un De Pisis, tra il mio amato rosso fiore della cina di Gastone Novelli e il volto di Henry Miller di Marini mentre l’attore invasato declama monotono Rilke.
L’attrice è sensuale, mi cattura, non ascolto nulla di quello che dice. Una danzatrice ieratica. Della ballerina ascolto il respiro.
Guardo soprattutto i miei compagni di viaggio, saran persi anche loro a sbrigliare i loro pensieri, a farsi spaventare dal verso rilkiano che sanno arriverà da dietro l’angolo, danzate l’Arancia!
Tutto quello che voglio fare è allontanarmi e avvicinarmi al suono, all’azione. A un tratto mi trovo appena dietro il suono del flauto, nemmeno mezzo metro. Una vera carezza.”
Roberto Clemente
“È stato meraviglioso, incantevole, profondo, lirico e soprattutto profondamente originale.”
Antonio Mancinelli
“Bello, mi è piaciuto molto e mi ha sorpreso: prima di tutto per aver messo in scena in un museo, nel cuore di Milano, in Italia, un’opera che riunisce le arti. Incredibile, sembrava di essere all’estero! Secondo: esteticamente bellissimo a vedersi, nei passaggi e nelle soste attraverso le sale e i corridoi. Quando a un tratto è spuntato a sinistra Il Terzo Stato – e poi sarebbero apparse tutte le altre straordinarie opere del Museo del Novecento, producendo lo stesso effetto su di me – credo di non averlo mai visto così bene e con tale emozione come seguendo il filo di “Orfeo canta”. Terzo: la musica eseguita in una tensione perfetta che ha fuso parole e danza, fino al coro finale, complice una serata rosata di maggio, un tramonto perfetto e nitido su piazza Duomo. Complimenti a tutti per il coraggio di una sfida riuscita, con la speranza che essi giungano anche al direttore del progetto e del museo.”
Mariagrazia Mazzitelli
“Il mito di Orfeo e Euridice è stato rappresentato molte volte e in molti modi,ma la messa in scena “Orfeo canta!”,ideata da Franco Brambilla per il Museo del ‘900 è la più originale che abbia mai incontrato e insieme anche la più coerente col senso del mito.
Il viaggio di Orfeo per la liberazione di Euridice diventa il viaggio del partecipante (non lo si può chiamare spettatore…)attraverso le arti del ‘900,arti visive che,insieme alla musica,alla danza,alla recitazione,al canto,alla poesia rappresentano l’unica forza che può vincere la morte e l’oblio.
All’inizio accomunati dalla curiosità e disponibili a farsi sorprendere ma protetti dalle fragili reti cui appendiamo i nostri frammenti di conoscenza, persone diverse si affidano a un suono di flauto e inizia un percorso in cui inabissarsi nelle vertigini del canto, risalire e ritrovarsi e rischiare di perdersi…
Ma sempre sopraffatti dalla potenza della parola, che accende le sale del Museo, poi le precipita nell’ombra della sparizione, all’inseguimento di corpi che disegnano canto, note che si fanno movimenti, e versi che parlano a te, occhi che ti cercano e non si fermano…
L’addensarsi di emozioni che si rinnovano, si mescolano, si sovrappongono crea fra chi partecipa al rito di morte e resurrezione un legame di complicità che ti sorprende per il senso di un’esperienza che si impone come inevitabile.
Sì, la sorpresa che si riaccende a ogni “stazione” di questo viaggio verso la vita che l’arte strappa alla morte, lascia subito il posto alla sensazione di avere conquistato una conoscenza che ignoravi di avere, ma che il canto, la poesia, la danza ti impongono trionfante come il senso ultimo delle cose.
E’ con questa sensazione quasi traboccante di pienezza, di un appagamento che non si sazia, che chiederebbe di ricominciare tutto da capo, per catturare e conservare meglio emozioni nuove che ci appartenevano e non lo sapevamo, che ci ritroviamo sotto il segno che Fontana scaglia contro i limiti del finito.
E sentiamo che è così che doveva essere.”
Ilsa Pedersini
“Ho trovato l’esperienza bella e interessante, fin dall’inizio mentre aspettavo che cominciasse, mi sentivo stranamente in qualche modo accomunato con le altre persone che attendevano nell’atrio del museo, non eravamo solo visitatori, qualcosa di più.
Poi la flautista ci ha subito rapito e portato con se come nelle belle novelle, lungo le note di Debussy. Ed cominciata una cosa nuova che non avevo mai provato prima, la visita di un museo e di uno spettacolo multiplo teatrale e musicale, danzante, tutti insieme, qualcosa di plurisensoriale bello e stimolante,
a tratti quasi commovente.”
“Ho trovato molto bravi i due attori, hanno giocato bene i loro ruoli, in una dimensione diversa dal solito, immagino anche per loro sfidante e stimolante.
Bellissimi i testi di Rilke.”
“Emozionanti le musiche e i cori, a volte anche scenografici, come all’inizio lungo le volute delle scale affacciati l’uno a fianco all’altro come in una celebre foto del 900. Oppure quando su nell’ala sopra Palazzo Reale, mi sono appartato nella sala dei ritratti scultorei in gesso di Marini, sembravano anche loro in un perfetto incastro spettatori pazienti e interessati alle vibranti parole di Orfeo e Euridice,
alla dolce musica di Arvo Pärt che ci arrivavano dalla sala attigua.”
“Spero vivamente che l’esperienza possa avere un seguito e uno sviluppo in altri spazi museali milanesi o altrove, sicuramente gli gioverebbero spazi meno limitati e a tratti angusti di quelli del nuovo sviluppo architettonico espositivo dell’Arengario, anche se fatta di necessità virtù, questo ha reso praticamente fisico il contatto tra spettatori visitatori e personaggi della performance.”
Fabrizio Granata
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