Aqua micans

Ideazione e regia Franco Brambilla
Musiche originali Alfredo Lacosegliaz
Con Roberto Andrioli, Marco Bendoni, Abdelhakim Birouk, Laura Cadelo, Tony Contartese, Rufin Doh Zeyenoui
Scene e disegno luci: Giovanni Garbo
Allestimenti: Lucia Manghi
Con:
Marco Aicardi, Jacopo Bassoli, Juri Pevere
Scenografi: ATTIBUS – Bologna
Video: Ieris Fochi, MEDIAVISION – Reggio Emilia
Assistenti: Riccardo Bernini, Riccardo Palmieri
Sostegno: Fiorangela Pecchi, Rosanna Turci, Raffaella Gimignani, Daniele Zavatti
Produzione: La Corte Ospitale
Presentazione
“L’ aqua-micans possedeva, per una speciale ossigenazione, varie proprietà eccezionali, ma in particolare permetteva agli esseri puramente terrestri di respirare senza fatica entro di essa”; così commentano ammirati per la straordinarietà del fenomeno, gli ospiti di Cantarel, il geniale scienziato-inventore cui Raymond Roussel affida il compito di maestro-guida per illustrare ai visitatori i segreti di Locus Solus.
E proprio dalla suggestione di questo indimenticabile testo dell’autore francese prende le mosse lo spettacolo-installazione creato da Franco Brambilla che non trascura, però, altre sollecitazioni, meno surreali ma altrettanto convincenti nella loro apparente astrazione: lo scorrere del tempo e, scandito dai secondi, il flusso delle nascite e delle morti nei paesi dei cinque continenti, con una allusione, neppure tanto velata, dello squilibrio su cui si reggono le sorti del nostro mondo ed una implicita denuncia, attraverso la chiave della poesia che scaturisce dalla forza stessa delle immagini, di quegli stessi temi che sono oggetto di scontri, confronti ed alleanze in questo nuovo millennio tra le forze politico-economiche che fanno capo alla organizzazione dei G8 e il cosiddetto “popolo di Seattle”.
L’acqua, l’acqua scintillante, l’acqua cangiante (dalla etimologia latina volutamente evocata nel titolo dell’installazione) poiché capace di contenere un intero universo di riferimenti simbolici alla sua capacità di essere al tempo stesso elemento di vita e di catastrofiche distruzioni, è il filo conduttore dello spettacolo: dalla scelta delle installazioni che ne rievocano le caratteristiche, nella regolare e ritmica sequenza delle gocce battenti sul metallo dei secchi allineati su uno dei lati del chiostro dell’Ospitale, (in cui gli spettatori attenti potranno ritrovare una voluta citazione da un indimenticabile spettacolo dello stesso regista, SS9 Ulysses on the road ) , alla suggestiva ambientazione di un secondo spazio interamente occupato da pendule e trasparenti placente d’acqua – quasi una rievocazione dell’origine primigenia del mondo – alla ricca selezione dei testi che spaziano da Leonardo da Vinci, alle fredde ed impressionanti statistiche ricavate dai rapporti FAO e OECD sulla diversa presenza/assenza nel mondo del prezioso elemento vitale, sulla sua penuria che sempre si accompagna ad uno stato di sottosviluppo, sull’incosciente abuso perpetrato dai paesi ricchi che, pur rappresentando una netta minoranza della popolazione mondiale, consumano i 4/5 delle risorse idriche a disposizione.
E allora, nelle miracolose qualità dell’aqua micans di rousselliana memoria, in cui, completamente immersa nel liquido miracoloso, si potevano osservare le fantastiche e musicali evoluzioni della danzatrice Faustine”, era già simbolicamente contenuto il messaggio del lavoro di Franco Brambilla: l’acqua leggera e rapida nel suo corso continuo come il tempo non lascia tracce e segni se non dove non scorre più, nei solchi scavati nelle rocce, nelle vestigia delle antiche onde, ancora riconoscibili nel moto sinuoso delle dune del deserto, nei cumuli di terra argillosa ove il tempo ha sedimentato le sue forme, nei canti e nelle danze rituali che evocano la presenza della pioggia portatrice di vita e speranza.
L’acqua è di per sé dotata di una potenza incalcolabile e al tempo stesso neutrale nella sua naturalità innocente: spetta a noi trasformarla in una fonte di vita o di morte, di giustizia o sopraffazione e l’arte, forse, potrà aiutarci a riflettere ancora una volta sulla fragilità della condizione umana.

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