Il rovescio dela ragione
Dedicato a Franco Basaglia.
Drammaturgia e regia Franco Brambilla
Con: Corrado Calda, Filippo Plancher, Ornella Serafini, Silvia Soncini
Ricerche storiche: Giovanna Guaitoli
Ricerche video: Laura Pazzaglia
Foto: Maurizio Mantovi
Luci: Giuliano Viani
Realizzazione allestimenti:Gian Franco Carta
Costumi: Luciene Ferreira, Angela Bassoli, Dimma Mainini
Produzione: SS9teatro
Storie, memorie, incontri, testimonianze, costituiscono il tessuto narrativo dell’evento teatrale Il rovescio della ragione. Gli anni del silenzio. Nel “cortile del Bar” una prima installazione di filmati e interviste a Basaglia realizzate negli anni di Gorizia e Trieste accoglie il pubblico: il bar come metafora del varco aperto, non solo simbolicamente, nelle mura dei manicomi italiani a seguito della rivoluzione basagliana, punto di accoglienza e ritrovo, di incontri e di normalità, il bar come luogo in cui anche un “matto”, ce lo ricorda Basaglia, può, pagandolo, ordinarsi un espresso, berselo in tranquillità, gustarsi la pausa-caffè e recuperare nel rapporto con la società un po’ di quel potere che per anni gli è stato negato. A condurci poi nel percorso notturno, un attore/guida che, prendendo a prestito le parole di F.Basaglia, da via via corpo ad alcune delle questioni esemplari della istituzione manicomiale e ci accompagna tra fine ‘800 e seconda metà del ‘900 lungo le diverse storie che si compongono: Clelia e Beatrice, che nella seconda metà dell’800 hanno conosciuto l’esperienza della reclusione al S.Lazzaro, la prima, tragicamente segnata da una vita difficile e disordinata che sembra quasi trovar pace dentro le mura del manicomio, la seconda, contessa, colta, sposa e madre, abbandonata, con l’inganno di una felice vacanza, davanti alla porta del frenocomio dove finirà i suoi giorni; Leonardo, un siciliano “scomodo”, spedito in manicomio dal carcere giudiziario ove era stato rinchiuso con una condanna a 20 anni per “tentato” omicidio. E ancora, Adele, originaria della Carinzia, la bella “tedesca”, con manie suicide, di cui si innamoravano tutti quando, giovanissima sposa si trasferisce in Italia col marito Antonio; Laura entrata in manicomio a 3 anni e mai più uscita, ricoverata dalla famiglia contadina che non aveva tempo o voglia di occuparsene e dimenticata per sempre in quel luogo, e Alessio, figlio di un pluriomicida morto suicida, interdetto dalla madre che incassa la sua pensione, e Bruno che denuncia la difficoltà a vivere “fuori” e Angelica che approda finalmente, dopo quarant’anni di vita manicomiale, in una casa-famiglia. Uomini e donne, tutti, che aprono squarci sulle loro vite vissute quasi interamente tra le mura del manicomio e raccontano frammenti di storie tra un passato pieno di orrore e un presente che si apre alla speranza della normalità. Con Il rovescio della ragione. Gli anni del silenzio, SS9teatro coglie l’occasione per tributare un proprio personale omaggio a Franco Basaglia e a chi, con lui, ha combattuto una battaglia per la civiltà che ancora oggi, e non solo, ha posto il nostro paese all’avanguardia nel contesto mondiale. Uno spettacolo, con l’immediatezza del linguaggio teatrale e, insieme, una serie di testimonianze di chi ha vissuto direttamente con Basaglia le vicende che portarono alla apertura dei reparti e alla chiusura dei manicomi tradizionali, ci possono certamente aiutare a far conoscere il quadro sociale e culturale di quegli anni, ma, soprattutto, ci offrono gli strumenti per riflettere sul presente, con la consapevolezza che “ prima” non era meglio di “ora”. Affrontare la spinosa questione del disagio mentale, dei diritti degli “ammalati”, delle carenze del tessuto sociale, con il linguaggio della creatività, e non quello dei tecnici, ci è sembrato il modo migliore per accogliere l’eredità del pensiero e degli ideali di Franco Basaglia.